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  • Immagine del redattoreEnrico Bortoluzzi Architetto

La realtà (sottovalutata) delle case passive.


Era il 2010, realizzavo la mia prima ristrutturazione importante di un edificio che doveva compiere il salto dalla Classe G profonda alla più confortevole Classe A.

Dopo l'ennesima riunione di cantiere per verificare il rispetto dei dettagli esecutivi dell'involucro termico il capocantiere, persona peraltro validissima, di quelle cui affideresti il Mondo, mi guarda grattandosi la testa piegata di lato e mi dice "Mica mai fatte cose così in trent'anni di lavoro".

Se pensiamo che prima casa passiva -o meglio la prima Passivhaus- è datata 1991 ed è un edificio che tuttora consuma per climatizzarsi nel giorno per lei meteologicamente più sfavorevole meno dell'energia necessaria per alimentare un'ascigacapelli, questa conversazione di 19 anni dopo tra me ed il capocantiere mostra tutta la strada che in Italia c'è da fare per una diffusa consapevolezza del costruire e dell'abitare di qualità.


In Italia lo standard NZEB (Nearly Zero-Energy Building) che è comunemente abbreviato in Energia Zero (sarebbe infatti più corretto di parlare di quasi zero) sarà lo standard con cui obbligatoriamente si dovranno costruire i nuovi edifici a partire dal 2020. In Austria è obbligatorio dal 2015 e nella sua regione più attenta ai temi della sostenibiltà e della ricerca architettonica, la Carinzia, addirittura dal 2007. Per qualcuno questa sarà una rivoluzione, per qualcuno un evento tanto atteso ma per qualcuno sarà la soglia dell'estinzione: ancora oggi infatti si continua a costruire e ristrutturare con un approccio tradizionale, senza curarsi che costruzioni iniziate oggi per arrivare in Classe A, potrebbero trovarsi a dover competere sul mercato con costruzioni ad Energia Zero, magari addirittura Passivhaus in surplus energetico commercializzate nella stessa fascia di prezzo.

D'altronde ancora oggi il cliente medio che cerca casa, difronte al cartello "Classe A" abbassa tutte le difese e gongolando apre il portafogli, senza avere la minima idea della mezza sola che gli stanno probabilmente rifilando, e non solo perchè tutto è "certificabile" ma proprio perchè la Classe A è un falso mito, o meglio: è un indice tendenziale di buone prestazioni, ma non certo una garanzia di comfort. E' forse obbligatorio che una Classe A abbia un sistema di ventilazione che ricambi e filtri l'aria? Eppure è sigillata come un sacco di plastica. E' forse richiesta la risoluzione di tutti i ponti termici? No di certo. E si potrebbe ben continuare, ma il punto fondamentale è che il fatto che non convenga costruire in Classe A rispetto a costruire una Passivhaus è un fatto già ampiamente dimostrato, che una Passivhaus sia più comfortevole pure: allora cosa ne frena la diffusione? A mio avviso solamente la pigrizia d'informarsi bene. Tanto una casa costa poco, val mica la pena. O si?

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Enrico Bortoluzzi

Progettista Certificato Passivhaus

Architetto - Belluno


Passivhaus con schermature mobili in bambù progettata dallo studio Karawitz

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